mercoledì 15 giugno 2011

Crisi Libia e azioni ENI

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Presentiamo un’analisi su ENI. La crisi libica può darci un’importante occasione di acquisto se i prezzi tornassero su prezzi di supporto rilevante.
Il grafico evidenzia un crosso intraday che proietta i prezzi verso 17 euro. Il nostro punto di ingresso sarà studiato sotto 16 euro. Attendiamo dunque l’evolversi della situazione economico-politica per approfittare di eventuali movimenti a noi favorevoli.
Intanto il petrolio continua a salire e l’euro è ancora indeciso sulla strada da percorrere.

Eni Kashagan.

Saranno maligni i russi? Secondo un'agenzia russa, appunto, riporta il New York Times, il governo kazakho si sta preparando a cancellare definitivamente il discusso contratto con l'ENI per lo sfruttamento dell'ormai mitico giacimento di Kashagan.
Le azioni ENI sono crollate venerdì, malgrado la stampa italiana tutta abbia graziosamente taciuto la notizia russa. Tacendo anche dell'incontro tra Scaroni e il governo di Nazarbayev che si sarebbe dovuto tenere venerdì, ma che è stato brutalmente rimandato dai kazakhi lasciando l'AD ENI fuori dalla porta col cappello in mano.
L'agenzia insiste citando un'anonima fonte kazakha secondo la quale il Ministero dell'Energia sta preparando i documenti per dissolvere il contratto.
Ora, non è che noi siamo qui ad infierire sulla gloriosa compagnia che fu di Mattei. Ma come d'abitudine, amo il ve l'avevo detto... o meglio, l'aveva detto il compianto Ali Bakhtiari. Riporto il brano del post :
A Kashagan l'ENI sta sviluppando il giacimento più difficile del mondo che produrrà 1,5 milioni di barili al giorno "forse" nel 2010. Da romantica qual sono, mi ha personalmente molto colpito l'immagine descritta da Ali degli uomini dell'ENI che lavorano con le maschere antigas indosso, a temperature che arrivano a -40°, in un mar Caspio che è ghiacciato per 5 mesi l'anno.
Questa faccenda va avanti da oltre sei mesi. E' almeno da luglio scorso che il governo del Kazakhistan sta cercando di liberarsi del consorzio che non sa (o non può...) produrre il petrolio promesso.
Ma una lancia occorre spezzarla in favore dell'ENI: in Kazhakistan si stanno facendo delle illusioni. Quel petrolio, da là sotto, non riuscirà mai nessuno a tirarlo fuori. Forse sarebbe il caso di degradare Kashagan all'umile rango di potential reserves...

Qual è il Codice di borsa delle azioni Eni?

Qual è il Codice di borsa delle azioni Eni?

Ogni titolo azionario quotato sul mercato borsistico italiano è contraddistinto da un codice alfanumerico valido a livello internazionale.
Tale codice è detto ISIN (International Securities Identification Number).
Per le azioni Eni il codice ISIN è IT0003132476.
Oltre al codice ISIN le azioni Eni sono contraddistinte da due ulteriori codici valevoli rispettivamente per il mercato inglese e americano.
Codice SEDOL: 7145056
Codice CUSIP: 26874R108
Inoltre le azioni vengono identificate tramite una sigla o ticker, che varia a seconda del mercato di riferimento: la sigla dei titoli Eni quotati presso Borsa Italiana  è ENI.

A seconda delle agenzie giornalistiche finanziarie (Reuters, Bloomberg) il suffisso di tale sigla può variare, secondo lo schema seguente:

Mercato Borsistico italiano:


Agenzia
Sigla del titolo Eni
Reuters
ENI.MI
Bloomberg
ENI.IM

Qual è la differenza tra un "registered holder" e un "beneficial holder" di ADR?

Qual è la differenza tra un "registered holder" e un "beneficial holder" di ADR?

Gli ADR possono essere detenuti in forma dematerializzata o sotto forma di certificati cartacei. Un "registered holder" è il soggetto iscritto nel registro del depositario. La titolarità delle registrazioni è riferita al "registered holder". Un "beneficial holder" è chiunque sia proprietario di titoli registrati sotto un nome diverso dal proprio, come il nome di un broker, di una banca o altro. I proprietari di ADR registrati con un "nome designato" o tramite una banca, un broker o un'altra istituzione che detiene tali titoli in nome proprio e per conto del cliente, sono considerati "beneficial owners". Gli ADR detenuti in questa forma sono titoli dematerializzati, la cui proprietà viene attestata dalle registrazioni nei conti tenuti dal soggetto che agisce per conto del beneficiario anziché tramite  registrazione presso la banca depositaria degli ADR. I principali benefici della dematerializzazione sono l'eliminazione dei problemi associati ai certificati cartacei, come la conservazione e la sicurezza dei titoli e il costo e la scomodità della sostituzione. Gli ADR dematerializzati evitano il trasferimento fisico dei certificati al momento della vendita. Gli investitori che acquistano ADR tramite un broker e intendono diventare "registered owners" devono specificatamente chiedere al broker di essere registrati  presso la banca depositaria. Per ulteriori informazioni in merito all'emissione di un certificato cartaceo potete rivolgervi a JP Morgan Chase & Co.

Che cos'è un American Depositary Receipt (ADR)?

Che cos'è un American Depositary Receipt (ADR)?

Un ADR è un certificato negoziabile sul mercato statunitense che rappresenta titoli emessi da una società non statunitense (in genere titoli azionari). Gli ADR sono stati appositamente studiati per agevolare l’acquisto, il possesso e la vendita di titoli stranieri da parte di investitori statunitensi. Gli ADR sono emessi da una banca depositaria statunitense,  in seguito al deposito dei titoli sottostanti presso una banca depositaria locale, effettuato in genere da un broker che ha acquistato le azioni sul mercato. La banca depositaria è incaricata delle corporate action che riguardano i possessori di ADR quali, ad esempio, la distribuzione dei dividendi, l’esercizio del voto nelle assemblee degli azionisti e l’esercizio del diritto di opzione. Gli ADR sono equiparati agli altri titoli statunitensi per il regolamento delle operazioni. Le operazioni di negoziazione in ADR sul mercato vengono regolate come quelle  aventi ad oggetto un qualsiasi altro titolo quotato sul mercato statunitense: in dollari USA, il terzo giorno lavorativo successivo alla data del contratto e attraverso la Depository Trust Company (DTC).

Qual è la differenza tra ADR e ADS?

Il termine ADR (American Depositary Receipt) identifica i certificati rappresentativi di titoli di società estere, emessi da una banca depositaria e negoziabili sui mercati statunitensi . L’ADS è lo strumento finanziario emesso in base al contratto ADR che viene effettivamente negoziato. I termini ADR e ADS sono spesso usati in modo intercambiabile.

Cosa sono gli IFRS?

Cosa sono gli IFRS?

Gli "International Financial Reporting Standars" (IFRS) sono i principi contabili internazionali omologati dalla Commissione Europea che, a partire dall'esercizio 2005, tutte le società con titoli ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato degli Stati della Comunità Europea dovranno applicare per la redazione del Bilancio consolidato.
Al fine di agevolare il raffronto con i risultati dell'esercizio 2005, l'Eni ha adeguato ai principi IFRS le situazioni infrannuali e il bilancio dell'esercizio 2004.
Nell'area Investor Relations è possibile consultare e scaricare la presentazione relativa agli effetti dell'adozione degli IFRS.

Piattaforme Tecnologiche

Piattaforme Tecnologiche

La tecnologia è la linfa vitale per lo sviluppo dell’industria petrolifera nel lungo termine.
Eni ha individuato le piattaforme tecnologiche chiave su cui investire prioritariamente per affrontare le sfide del futuro.
Le piattaforme riguardano sia i settori core (esplorazione, produzione, trasporto olio e gas; produzione di carburanti a elevate prestazioni e basso impatto ambientale) sia le energie rinnovabili (energia solare e biomasse) e la sostenibilità ambientale delle attività operative.


Explore for Challenging Resources Operate in Extreme Environments Maximize Recovery Total Conversion of the Barrel Hydrogen for Fuel Upgrading Blue Fuels and Products Disruptive Frontiers of Solar Energy Biofuel/Biomasse Safety and Environment

Disruptive Frontiers of Solar Energy

Lastre con proprietà fotoattive

Disruptive Frontiers of Solar Energy

L' energia solare  può essere considerata la fonte di energia primaria per eccellenza. Il suo sfruttamento può avvenire attraverso la conversione diretta della luce in energia elettrica (effetto fotovoltaico).
Il componente base dei sistemi fotovoltaici è la cella solare costituita da una fetta (wafer) di qualche decimo di millimetro o uno strato sottile di pochi micron di materiale semiconduttore, quale il silicio, opportunamente trattato. Attualmente i costi di generazione elettrica da impianti fotovoltaici sono ancora elevati (0,2-0,5 €/kWh).
Il superamento dei limiti attuali richiede l’introduzione di tecnologie in grado di ridurre la quantità di silicio impiegata a parità di energia prodotta e nel lungo termine la sostituzione del silicio con materiali polimerici o organici  il cui costo di produzione sia significativamente più basso, con prestazioni confrontabili con quelle del silicio che raggiunge anche il 20% di efficienza.
Eni ha avviato diverse attività di ricerca nel campo di tecnologie solari nuove o emergenti, potenzialmente in grado di generare discontinuità significative. In particolare le attività riguardano le celle solari a base di materiali organici e nanocompositi, che sono tra le più promettenti per la possibilità di produzione a basso costo. Anche nel campo del solare termico a concentrazione eni ha avviato attività di R&S per sviluppare tecnologie che possano produrre efficaci innovazioni tecniche. Per maggiori dettagli consulta la sezione Programma Along with Petroleum.
Eni ha stipulato con il MIT di Boston un accordo strategico nell'ambito della ricerca energetica. Il fulcro della collaborazione è il "Solar Frontiers Research Program ", un programma finalizzato allo sviluppo di tecnologie solari avanzate, a cui eni destinerà 25 milioni di dollari in cinque anni. Tale programma è incentrato su sei aree: nanotecnologie e energia solare; concentratori solari luminescenti; energia solare e approcci biomimetici; fotosintesi artificiale; nuovi materiali per l'energia; nuovo approccio al solare a concentrazione.

Grafico azioni Eni

Grafico azioni Eni
da Giugno 2010 a Giugno 2011
Grafico storico azioni Eni da Giugno 2010 a Giugno 2011

produzione di biocarburanti

Eni è impegnata nello sviluppo di tecnologie per la produzione di biocarburanti per mezzo della gassificazione delle biomasse e successivo stadio di liquefazione del gas ottenuto mediante la sintesi Fischer-Tropsch in modo da ottenere carburanti diesel, oppure mediante la coltivazione di microalghe, capaci di proliferare su acque reflue industriali o saline, metabolizzando i residui di azoto e fosforo in esse contenute, e di assimilare la CO2 presente negli off gas industriali con l'ottenimento di una biomassa ad alto tenore di sostanze grasse estraibili e convertibili in carburanti diesel.
Eni è anche impegnata nell'utilizzo di microorganismi (lieviti) per la conversione delle frazioni zuccherine ottenibili da diverse tipologie di biomasse in materiali oleosi da usare per la produzione di carburanti diesel. In particolare la biomassa prodotta dalle microalghe può essere vantaggiosamente sfruttata a fini energetici. Una volta separata dal mezzo di coltivazione mediante tecniche di separazione gravitazionale e filtrazione più o meno spinta, essa può essere utilizzata per ottenere oli vegetali convertibili in combustibili per autotrazione.
Queste tecnologie sono state sperimentate a diversi livelli, in laboratorio, su impianti bench o presso siti industriali. La produzione di biocarburanti diesel da microalghe è in corso di sperimentazione presso la raffineria di Gela, che appare particolarmente adatta grazie al clima, alle infrastrutture presenti, alla disponibilità di streams di CO2 e di acque reflue (urbane ed industriali). E’ stato realizzato e avviato un impianto da un ettaro costituito da più moduli, prima unità dimostrativa realizzata presso una raffineria di petrolio per la coltivazione delle microalghe. E’ in fase di completamento l’impianto di separazione e raccolta della biomassa e successiva estrazione di bioolio, pro tecnologia proprietaria EcofiningTM.
Un altro progetto punta a individuare microrganismi che metabolizzano sostanze organiche producendo lipidi, dai quali, con opportuni trattamenti, produrre biodiesel. È stato individuato un lievito in grado di crescere in modo efficiente su tutti gli zuccheri presenti nelle biomasse lignino-cellulosiche e di accumulare lipidi fino al 75% del suo peso, migliorando il risultato ottenuto nel 2008 (60%).
Inoltre Eni partecipa allo sviluppo di modelli di analisi per sistemi di produzione di bio-etanolo di seconda generazione nell’ambito del progetto europeo NILE (New Improved Lignocellulosic Ethanol).

Biofuel/Biomasse

Coltivazione di jathropa per produzione di biofuel

Biofuel/Biomasse

Nel medio-lungo termine eni intende sviluppare processi potenzialmente breakthrough nella produzione di biocarburanti.
Secondo la Normativa Europea 2020 e la direttiva sulla Fuel Quality, i biocarburanti dovranno contribuire a fornire un'energia rinnovabile alternativa ai combustibili fossili nel settore dei trasporti, purché prodotti secondo criteri di sostenibilità e non in competizione con il settore alimentare, con quote progressive fino al 2020.
L’impiego dei biocarburanti offre vantaggi ambientali legati all’assenza di emissioni inquinanti (zolfo e idrocarburi poliaromatici), minori emissioni di gas serra in un’ottica LCA (Life Cycle Analysis), anche se consente rese energetiche inferiori rispetto ai combustibili fossili.
L’attività di R&S di Eni è concentrata sulla produzione di biocarburanti con prestazioni elevate – es. biofuel pro diesel con numero di cetano superiore al gasolio tradizionale – e di bio-energia attraverso la conversione di biomasse non edibili.
Eni ha sviluppato la tecnologia EcofiningTM , in collaborazione con il partner UOP, che consente la conversione di oli vegetali in Green Diesel, un prodotto di elevata qualità, privo di ossigeno e compatibile con i gasoli di origine petrolifera. E’ stata completata la progettazione di un'unità industriale da 250 mila tonnellate/anno per la produzione di Green Diesel da olio di soia e/o palma.
Nel 2008 è stato completato anche uno studio di fattibilità per l'utilizzo di una pianta infestante presente nel Delta del Niger per la produzione di bio-elettricità.
Per maggiori dettagli consultare la sezione Programma Along with Petroleum

mercoledì 4 maggio 2011

Tabella dei prezzi del petrolio

Storico dei prezzi del greggio 

Tabella dei prezzi del petrolio

aggiornato il 1 marzo 2011
La prima tabella mostra la media annuale Crude Oil Price dal 1946 ad oggi.
I prezzi sono corretto per l'inflazione a dicembre 2010 i prezzi con il Consumer Price Index (CPI-U) presentato dalla il Bureau of Labor Statistics.


Si noti inoltre che, sebbene il picco mensile si è verificato nel dicembre 1979 il picco annuale non si è verificato fino al 1980 dato che la media di tutti i prezzi mensili è stata superiore nel 1980.
L'inflazione dei prezzi adeguati raggiunto un minimo storico nel 1998 (inferiore al prezzo nel 1946)! E allora appena dieci anni dopo I prezzi del petrolio sono stati al tempo elevato per il petrolio greggio (sopra i 1979-1980 prezzi) in termini di inflazione reale regolata (anche se non tanto su base annua).
I prezzi sono basati su storico mercato libero (stripper) i prezzi di greggio Illinois così come presentato dal IOGA . Prezzo di prezzi controllati sono stati inferiore, durante il 1970, ma ha determinato le linee di gas creati artificialmente e la penuria e non riflettono il vero prezzo di mercato libero.



I prezzi del greggio
1946-Present
  U. S. media (in $ / Bbl.)
Anno Nominale Inflazione rettificato
1946 $1.63 $17.92
1947 $2.16 $21.06
1948 $2.77 $25.12
1949 $2.77 $25.36
1950 $2.77 $25.10
1951 $2.77 $23.26
1952 $2.77 $22.74
1953 $2.92 $23.74
1954 $2.99 $24.27
1955 $2.93 $23.81
1956 $2.94 $23.59
1957 $3.14 $24.35
1958 $3.00 $22.66
1959 $3.00 $22.43
1960 $2.91 $21.47
1961 $2.85 $20.78
1962 $2.85 $20.54
1963 $2.91 $20.73
1964 $3.00 $20.08
1965 $3.01 $20.81
1966 $3.10 $20.82
1967 $3.12 $20.39
1968 $3.18 $19.90
1969 $3.32 $19.73
1970 $3.39 $19.04
1971 $3.60 $19.38
1972 $3.60 $20.78
1973 $4.75 $23.13
1974 $9.35 $41.27
1975 $12.21 $49.42
1976 $13.10 $50.19
1977 $14.40 $51.76
1978 $14.95 $49.99
1979 $25.10 $74.67
1980 $37.42 $99.11
1981 $35.75 $85.82
1982 $31.83 $71.95
1983 $29.08 $63.66
1984 $28.75 $60.34
1985 $26.92 $54.54
1986 $14.44 $28.70
1987 $17.75 $33.05
1988 $14.87 $27.45
1989 $18.33 $32.22
1990 $23.19 $38.57
1991 $20.20 $32.33
1992 $19.25 $29.90
1993 $16.75 $25.28
1994 $15.66 $23.02
1995 $16.75 $23.96
1996 $20.46 $28.42
1997 $18.64 $25.32
1998 $11.91 $15.93
1999 $16.56 $21.62
2000 $27.39 $34.65
2001 $23.00 $28.32
2002 $22.81 $27.62
2003 $27.69 $32.82
2004 $37.66 $43.42
2005 $50.04 $55.80
2006 $58.30 $63.02
2007 $64.20 $67.37
2008 $91.48 $92.31
2009 $53.48 $54.24
2010 $71.21 $71.57

La storia recente dei prezzi del petrolio

Un punto di recente basso è stato raggiunto nel gennaio 1999 di $ 17 (tutti i prezzi sono in US $ al barile), dopo la produzione di petrolio è aumentato da Iraq è coinciso con la Crisi finanziaria asiatica, Che ha ridotto la domanda. I prezzi poi aumentato rapidamente, più del doppio entro il settembre 2000 a 35 dollari, poi è sceso fino alla fine del 2001, prima in costante aumento, raggiungendo $ 40-50 da settembre 2004.[5] Nel mese di ottobre 2004, greggio leggero contratti future sul NYMEX per la consegna novembre superato i $ 53 e per la consegna di dicembre superato i $ 55. I prezzi del greggio è salito ad un record sopra 60 dollari nel giugno 2005, sostenendo una manifestazione costruita su una forte domanda di benzina e diesel e su preoccupazioni circa la capacità raffinerie 'a tenere il passo. Tale tendenza è proseguita in inizi di agosto 2005, come NYMEX greggio contratti future sul petrolio è salito oltre 65 dollari in quanto consumatori mantenuto la domanda di benzina nonostante il suo prezzo elevato. futures del petrolio greggio ha raggiunto un picco a chiusura di oltre 77 dollari a luglio 2006, e nel dicembre 2006 a circa $ 63. Che si tratta solo di dove hanno cominciato l'anno 2006.[6] Nel settembre 2007, greggio degli Stati Uniti (WTI) Attraversato $ 80. Molteplici fattori ha causato questo prezzo elevato. OPEC ha annunciato un aumento di uscita inferiore al previsto.[7] La borsa Usa è sceso inferiore esperti previsto[8], Cambiamenti nelle politiche federali di petrolio [9], E sei gasdotti sono stati attaccati da un gruppo di sinistra in Messico.[10] Nel mese di ottobre 2007 US greggio leggero è salito sopra 90 dollari per la prima volta, a causa di una combinazione di tensioni nella parte orientale Turchia e la forza la riduzione della Dollari.[11]
Il 2 gennaio 2008, un mestiere unico è stato fatto a 100 $[12], Ma il prezzo non è rimasto sopra 100 dollari fino alla fine di febbraio.
I prezzi del petrolio per il Brent in USD e Euro
Olio sfondato 110 dollari il 12 Marzo 2008[13], 125 dollari il 9 maggio 2008[14], 130 dollari il 21 Maggio 2008 [15], 135 dollari il 22 maggio 2008, $ 140 in data 26 giugno 2008 e 145 dollari in 3 luglio 2008[16]. L'11 luglio 2008, i prezzi del petrolio è salito a un nuovo record di 147,27 dollari a seguito preoccupazione negli ultimi test missilistici iraniani.[17]
Tuttavia, i prezzi del petrolio sono diminuite di più di $ 20 per le prossime due settimane, stabilendosi intorno 125 dollari al barile il 24 luglio 2008.[18] Un contributo forte a questo calo dei prezzi è stato il calo della domanda di petrolio nel Stati Uniti. Chilometri percorsi in un mese ci sono stati nel marzo-maggio 2008 rispetto al 2007, con il calo del 4% in maggio è il più grande calo della storia.[19] Olio ulteriormente scesa al suo prezzo più basso in 3 mesi, a circa 112 dollari al barile, il 11 agosto 2008[20], E il 15 settembre, il prezzo del petrolio è sceso sotto 100 dollari per la prima volta in sette mesi. Il 11 ottobre, il petrolio è sceso fino a $ 8.89, o 10,17% a 77,70 dollari al barile, come azioni globali scivolare.[21]
Petrolio scambiato sotto 70 dollari il 16 ottobre 2008. Il 21 dicembre 2008, il petrolio è stato scambiato a 33,87 dollari al barile, meno di un quarto del prezzo di uno picco raggiunto i quattro mesi prima. I prezzi non ritorno, una volta 2009 è iniziato. Invece, dopo aver inizialmente salita sopra 48 dollari, i prezzi disceso da metà febbraio a sotto i $ 34, ferito da previsioni per un ulteriore calo della domanda mondiale. Attraverso marzo e aprile 2009, olio scambiato a circa 40 dollari al barile. Ad agosto 2009, i prezzi tornato a 70 dollari al barile.[22]

Prezzo del petrolio

Prezzo del petrolio

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

L' prezzo di petrolio come citato nella news si riferisce generalmente al prezzo spot per barile (159 litri) di una delle WTI/greggio leggero che viene scambiato sul New York Mercantile Exchange (NYMEX) per la consegna ad Cushing, Oklahoma, O di Brent che viene scambiato sul Intercontinental Exchange (ICE, in cui il International Petroleum Exchange è stato inserito) per la consegna ad Sullom Voe.
Il prezzo di una barile di olio è altamente dipendente sia il suo grado, determinata da fattori quali il suo peso specifico o API e il suo contenuto di zolfo, e la sua posizione. Altri importanti parametri di riferimento includono Dubai, Tapis, e la OPEC basket. L' Energy Information Administration (VIA) utilizza il importati costo di acquisto raffinatore, il media ponderata costo del petrolio importato negli Stati Uniti, come il suo "prezzo mondiale del petrolio".
La domanda di petrolio è fortemente dipendente dalle condizioni macroeconomiche mondiali. Secondo il International Energy Agency, I prezzi elevati del petrolio hanno in genere un forte impatto negativo sul mondo la crescita economica.[1]
L' Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) è stata costituita nel 1960[2] per cercare di contrastare la compagnie petrolifere cartello, Che era stato postato il controllo dei prezzi da quando la cosiddetta 1927 Red Line accordo e il 1928 Achnacarry accordo, Ed aveva raggiunto un alto livello di stabilità dei prezzi fino al 1972.
Il prezzo del petrolio ha subito un calo significativo dopo il picco record di US $ 145 ha raggiunto nel luglio 2008. Il 23 dicembre 2008, greggio Wti prezzo spot del petrolio è sceso a US $ 30,28 al barile, il livello più basso dalla crisi finanziaria del 2007-2010 ha iniziato, e scambiati tra il US $ 35 al barile e US $ 82 al barile nel 2009.[3] Il 31 gennaio 2011, la Brent prezzo ha colpito 100 dollari al barile per la prima volta dall'ottobre 2008, sulle preoccupazioni circa il disordini politici in Egitto.[4]

lunedì 4 aprile 2011

Eni da Wikipedia


Profilo della Compagnia

Profilo della CompagniaEni opera nelle attività del petrolio e del gas naturale, della generazione e commercializzazione di energia elettrica, della petrolchimica e dell'ingegneria e costruzioni, in cui vanta competenze di eccellenza e forti posizioni di mercato a livello internazionale.

Ogni azione è caratterizzata dal forte impegno per lo sviluppo sostenibile: valorizzare le persone, contribuire allo sviluppo e al benessere delle comunità nelle quali opera, rispettare l'ambiente, investire nell'innovazione tecnica , perseguire l'efficienza energetica e mitigare i rischi del cambiamento climatico.
L'Eni, ex Ente Nazionale Idrocarburi (ENI), è un'azienda creata dallo Stato Italiano come ente pubblico nel 1953 sotto la presidenza di Enrico Mattei, convertita in società per azioni nel 1992. Successivamente lo Stato italiano ha venduto in cinque fasi parte consistente del capitale azionario, dal 1995 al 2001, conservandone una quota superiore al 30% (sommando le quote del Tesoro e della Cassa Depositi e Prestiti), e detenendo comunque il controllo effettivo della società. In base alla legge 30 luglio 1994 n. 474, lo Stato, tramite il Ministro dell’economia e delle finanze, d’intesa con il Ministro dello sviluppo economico, è titolare di una serie di poteri speciali (la cosiddetta golden share) da esercitare nel rispetto di criteri prestabiliti. È quotata alla Borsa di Milano e al New York Stock Exchange (NYSE).
L'Eni è attiva nei settori del petrolio, del gas naturale, della petrolchimica, della generazione e produzione di energia elettrica e dell'ingegneria e costruzioni. Con la vendita, nel febbraio 2006, di Snamprogetti a Saipem, Eni costituisce un nuovo leader mondiale nei servizi petroliferi per le attività offshore e onshore. Saipem è a sua volta quotata in borsa.
Eni è presente in circa 70 paesi e impiega più di 76.000 dipendenti. Il simbolo dell'Eni è il Cane a sei zampe.
Il 5 aprile 2008 la rivista Forbes pubblica una classifica sui maggiori 2000 gruppi a livello mondiale. L'azienda si classifica al 38º posto, primo tra le aziende italiane.
L'Eni, prima società italiana per capitalizzazione di borsa, è il quinto gruppo petrolifero mondiale per giro d'affari, dietro a Exxon Mobil, BP, Royal Dutch Shell e Total.
L'Eni attualmente è guidata da Roberto Poli (presidente) e Paolo Scaroni (amministratore delegato).
Nel 2007 l'Eni ha firmato un accordo con la compagnia petrolifera Gazprom con cui è stato formalizzato il prolungamento delle forniture di gas e il permesso per la compagnia russa di poter vendere il gas in Italia in cambio della concessione per Eni di sviluppare progetti di ricerca ed estrazione di idrocarburi in Siberia.
Il 29 maggio 2008 Eni ha annunciato l’acquisizione della maggioranza azionaria della società belga Distrigas S.A.[1], operante nella commercializzazione di gas naturale in Belgio, Francia, Germania, Olanda e Lussemburgo[2]. A seguito di questa operazione, Eni ha lanciato un’OPA obbligatoria sulle restanti azioni Distrigas, che si è conclusa positivamente il 25 marzo 2009[3], consolidando in tal modo la propria posizione di leadership nel mercato europeo del gas naturale[2].


Recente storia

ENI nel 2009 ha fatturato 83,22 miliardi di ricavi, ha avuto 1,11 miliardi di altri ricavi, Ebit di 12,05 miliardi, utili per 4,36 miliardi. Possiede 63,17 miliardi di immobili, impianti e macchinari, posizione finanziaria negativa per 23,05 miliardi. Ha partecipazioni per 29,37 miliardi di euro.
ENI occupa 78.417 dipendenti.
La divisione Exploration&Production ha raggiunto una produzione quotidiana idrocarburi (petrolio e gas), di 1.769 milioni di barili di petrolio equivalente al giorno, di cui 1.007 milioni di barili di petrolio (56.000 in Italia) e 123,9 milioni di metri cubi di gas naturale (18,5 in Italia).
Divisione Gas&Power ha venduto 103,72 miliardi di metri cubi di gas naturale, 12,9 miliardi di GNL e 33,96 terawatt di energia elettrica, di cui 24,09 TW prodotti tramite le centrali Eni in Italia.
Possiede riserve certe per 3.463 milioni di barili di petrolio e condensati e 508 miliardi di metri cubi di gas naturale con una vita utile di 10 anni.
La rete Agip, Divisione Refining&Marketing, ha ottenuto ricavi per 31,76 miliardi, ha venduto 12,02 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi attraverso un numero medio di 5.986 stazioni di servizio: impiega 8.166 dipendenti. Ha raffinato 34,55 milioni di tonnellate di petrolio. Detiene il 31,5% del mercato di distribuzione italiano.

Principali azionisti


ENI nel 2009 ha fatturato 83,22 miliardi di ricavi, ha avuto 1,11 miliardi di altri ricavi, Ebit di 12,05 miliardi, utili per 4,36 miliardi. Possiede 63,17 miliardi di immobili, impianti e macchinari, posizione finanziaria negativa per 23,05 miliardi. Ha partecipazioni per 29,37 miliardi di euro.
ENI occupa 78.417 dipendenti.
La divisione Exploration&Production ha raggiunto una produzione quotidiana idrocarburi (petrolio e gas), di 1.769 milioni di barili di petrolio equivalente al giorno, di cui 1.007 milioni di barili di petrolio (56.000 in Italia) e 123,9 milioni di metri cubi di gas naturale (18,5 in Italia).
Divisione Gas&Power ha venduto 103,72 miliardi di metri cubi di gas naturale, 12,9 miliardi di GNL e 33,96 terawatt di energia elettrica, di cui 24,09 TW prodotti tramite le centrali Eni in Italia.
Possiede riserve certe per 3.463 milioni di barili di petrolio e condensati e 508 miliardi di metri cubi di gas naturale con una vita utile di 10 anni.
La rete Agip, Divisione Refining&Marketing, ha ottenuto ricavi per 31,76 miliardi, ha venduto 12,02 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi attraverso un numero medio di 5.986 stazioni di servizio: impiega 8.166 dipendenti. Ha raffinato 34,55 milioni di tonnellate di petrolio. Detiene il 31,5% del mercato di distribuzione italiano.

eni power

enipower
Enipower spa , società controllata al 100% da eni, è stata costituita nel novembre 1999.
Ad enipower sono state conferite centrali per la generazione di energia elettrica di tipo convenzionale, con potenza installata di circa 1 GW, da EniChem (ora Polimeri Europa/Syndial) e Agip Petroli (ora eni refining & marketing).
La società sta completando un piano di investimenti che  comporta la graduale sostituzione degli impianti tradizionali, acquisiti alla sua costituzione, con moderni impianti a ciclo combinato, alimentati a gas naturale, che garantiscono standard elevati per la sicurezza e la salute delle risorse umane impiegate e per la salvaguardia dell’ambiente.
Dal 1° gennaio 2007 enipower e la controllata enipower mantova hanno stipulato con eni contratti di conto lavorazione (tolling) in base ai quali le due società svolgono le attività di generazione per conto di eni che provvede alla commercializzazione dell’energia prodotta.
Dal 1° giugno 2006 la società ha acquisito da EniTecnologie le “Attività Fotovoltaiche”, costituite dallo stabilimento di Nettuno (RM) per la produzione di celle e moduli con celle fotovoltaiche al silicio.
Dal 1° gennaio 2010 enipower ha acquisito da Eniservizi la proprietà e la gestione della Centrale di Cogenerazione di Bolgiano e delle sue reti di distribuzione.
In coerenza con gli indirizzi strategici di gruppo, enipower è indirizzata inoltre a valutare nuove opportunità di ulteriore sviluppo e diversificazione.

Eni, Ente Nazionale Idrocarburi,

Eni

Eni- Ente Nazionale Idrocarburi
Eni, Ente Nazionale Idrocarburi, è una società per azioni attiva nel settore del petrolio, del gas e dell'elettricità. È una delle più grandi aziende italiane per fatturato e capitalizzazione di borsa, ed è inoltre una delle più grandi compagnie petrolifere al mondo. È quotata alla borsa di Milano e alla borsa di New York. L'Eni è stata fondata nel 1953 come ente statale, come ricorda anche il suo nome, per dare un nuovo assetto all'intervento statale nel settore degli idrocarburi, precedentemente affidato all'Agip. I primi anni dell'Eni sono stati all'insegna dello storico presidente Enrico Mattei, che le dato un dinamismo insolito per un ente statale e l'ha portata a competere sui mercati internazionali affrontando le cosiddette “sette sorelle”, fino alla sua misteriosa morte. Sebbene l'Eni sia stata privatizzata e collocata in borsa, rimane ancora oggi sotto controllo statale.

domenica 3 aprile 2011

Cassa depositi e prestiti e ENI

La "nuova" Cassa depositi e prestiti, è attualmente azionista dell'Eni, con il 24,6%, e di Terna con il 29,9%, dopo aver posseduto il 17% di Enel, il 35% di Poste e il 14% circa di ST Microelectronics (quote trasferite dal Mef a via Goito nel 2003 e poi tornate al Tesoro in seguito alla recente permuta con azioni Eni).
Entrare in un fondo strategico d'investimento anti-scalata estera o acquisire direttamente partecipazioni azionarie in società italiane che non devono cadere in mani straniere può divenire quindi un'ulteriore estensione della nuova Cdp (posseduta al 70% dal Mef e al 30% da 66 Fondazioni), un'istituzione sempre più impegnata in operazioni finanziarie fuori dall'ambito strettamente pubblico, purché rispondenti alla mission di sostegno all'economia e allo sviluppo del paese nell'interesse nazionale. E rispettose dei diktat di Bruxelles contro gli aiuti di stato.
Alla nuova Cassa è bastato finora rispettare una regola fondamentale, quella di agire come operatore privato che investe e fa prestiti a condizioni di mercato: Lo ha fatto in più occasioni, soprattutto nelle attività innovative anti-crisi volute fortemente dal ministro Tremonti dal 2008. La Cassa per esempio ha messo a disposizione fino a 8 miliardi di euro di risparmio postale che tramite le banche raggiunge le Pmi sane che vogliono crescere (ma mai aziende decotte); il risparmio postale serve per promuovere l'internazionalizzazione delle imprese con l'export banca assieme a Sace; il finanziamento di progetti infrastrutturali gestiti e realizzati da privati e solo promossi da enti pubblici è ora possibile con la raccolta di buoni e libretti postali.
La Cdp ha a sua disposizione un'altra fonte di raccolta, alternativa al risparmio postale, che è quella dell'emissione sul mercato di obbligazioni Euromedium term notes. È stata inaugurata per la cosiddetta "gestione ordinaria", per finanziare le ex-municipalizzate nel settore dei servizi di pubblica utilità. La Cassa si è fatta assegnare il rating proprio per poter sbarcare sul mercato e finanziarsi: lo ha fatto finora per importi contenuti e con rare apparizioni, a differenza della Kfw che fa tutta la sua raccolta sul mercato. Quando la Cdp entrò nel mondo del private equity sottoscrivendo una quota da 250 milioni del Fondo italiano di investimento per rafforzare la capitalizzazione delle Pmi, venne proposto il ricorso alla gestione ordinaria e ai bond per evitare di esporre il risparmio postale ad attività che possono rivelarsi rischiose.
La Cassa infine non è soggetta ai requisiti patrimoniali propri di una banca commerciale, come l'oramai famoso core Tier One. Comunque anche la Cdp deve rispettare regole prudenziali, ed accantonare capitale a fronte dei rischi : per quanto atipica, è pur sempre un'istituzione finanziaria di lungo termine.
Stando a fonti bene informate, la Cdp dispone di circa 4 miliardi di euro di "free capital" che può essere investito in azioni oppure in obbligazioni mantenendo invariati i ratios patrimoniali prudenziali.
Questa disponibilità potenzialmente potrà servire per erigere la barriera voluta da Tremonti contro le scalate straniere indesiderate in società e settori di rilevanza strategica per l'interesse nazionale: la norma sulla Cassa introdotta nel decreto omnibus apre in effetti due scenari, la possibilità di acquisizione diretta di partecipazioni azionarie o indiretta tramite l'ingresso in un fondo stile francese strategico d'investimento.
La Cdp potrà entrare in questa nuova attività attingendo al risparmio postale e rispettando i criteri del mercato (anche il dovere di lanciare un'Opa nel caso di superamento di soglie prestabilite) oppure con la raccolta da emissioni obbligazionarie.

Storia del gruppo ENI

Dati forniti da Yahoo! Finanza

Storia del gruppo ENI

Eni, LogoENI nasce come Ente Nazionale Idrocarburi, azienda creata dallo Stato Italiano come ente pubblico nel 1953 e poi convertita in società per azioni nel 1992. con la vendita, nel 2006 di Snamprogetti e Saipem, Eni costituisce un nuovo leader mondiale nei servizi petroliferi per le attività offshore e onshore.  Oggi si delinea quindi come compagnia internazionale che opera, all’interno settore energetico, nelle attività del petrolio, gas naturale, generazione di energia elettrica, ingengneria, costruzionie e petrolichimica. Fondamentalmente l’operato della società si divide in tre aree distinte: Exploration and Production, Gas & Power, Refining & Marketing.  Eni ha sedi in più di 70 paesi su tutto il territorio mondiale con un numero di dipendenti che, in totale, si aggira sui 76.000. I titoli di Eni S.pa. sono quotati alla borsa di Milano e al New York Stock Exchange (NYSE). Nel 2006 ha registrato ricavi consolidati di circa 93,8 miliardi di euro, con un utile netto di 9,2 miliardi.
Adotta comportamenti responsabili nei confronti di tutti i suoi stakeholder, sviluppa linee guida e politica inerenti la responsabilità d’impresa, investe nelle persone e nella loro valorizzazione. Impresa impegnata a crescere nell’attività di ricerca, partecipando allo sviluppo sostenibile, integrando i temi ambientali e sociali nel proprio processo di crescita. Ogni azione è caratterizzata dal forte impegni per lo sviluppo sostenibile: valorizzare le persone, contribuire allo sviluppo e al benessere delle comunità nelle quali opera, rispettare l’ambiente, investire nelle innovazioni tecniche, perseguire l’efficienza energetica e mitigare i rischi del cambiamento climatico. Il 5 aprile 2008 la rivista Forbes pubblica una classifica sui maggiori 2000 gruppi a livello mondiale. L'azienda si classifica al 38° posto, primo tra le aziende italiane.